Vidal, autorevole critico politico e culturale del nostro tempo, autore di ventidue romanzi, saggi e sceneggiature, dotato di una visione “dall’interno” sulla storia e la politica degli Stati Uniti, apre questo testo, peraltro edito unicamente in Italia, con una lunga citazione di un articolo di Arno Mayer, professore emerito di Storia a Princeton. L’articolo, rifiutato dalla stampa americana perché ritenuto troppo antipatriottico, è stato pubblicato in Francia su Le Monde. Vidal, che condivide le tesi sostenute nell’articolo, secondo cui “gli Stati Uniti, dal 1947 sono stati l’avanguardia e il principale esecutore del terrore preventivo di Stato”, ripercorre sessantanni di storia degli Stati Uniti, passando attraverso l’attacco di Pearl Harbour, gli attentati dell’undici settembre, l’episodio di Waco e l’attentato di Oklahoma City, alla ricerca di un filo rosso che leghi questi eventi, non smentendo mai la sua fama di scrittore paradossale e provocatorio, estremamente critico nei confronti del proprio Paese. Sfiorando il limite della provocazione sostiene la tesi che in America, patria della libertà, non c’è più libertà. In nome della lotta al terrorismo e al traffico di droga, sarebbe in atto una tendenza a mettere da parte alcuni presupposti costituzionali, quindi legali, che hanno reso sino ad oggi gli Stati Uniti il polo di riferimento, a livello mondiale, del liberalismo giuridico ed economico. L’adozione di legislazioni quali l’Antiterrorism Act of 1991, Anti-Terrorist and Death Penalty Act of 1996, nonché la recente richiesta al Congresso di poteri speciali supplementari probabilmente hanno accelerato un processo già in corso, a detta di Vidal, fin dai primi anni 70’. A suo avviso, Clinton “ha caricato il grilletto di uno stato di polizia che il suo successore è stato ben felice di premere”. “Al confronto dello spaventoso danno fisico causato dagli attentati dell’undici settembre, il vero colpo inflitto alle nostre libertà individuali è rappresentato dal pericolo di veder alienato per sempre un diritto inalienabile”. D’altro canto, è giusto tenere conto anche delle difficoltà incontrate da Stati e Governi nel cercare un equilibrio tra una domanda di sicurezza sempre più pressante, dovuta al consolidarsi di uno scenario internazionale sempre più critico, caratterizzato dalla comparsa di nuove e gravi minacce, e la tutela ed il rispetto delle libertà individuali del singolo come principio fondamentale alla base della vita di ogni società democratica.
Nel testo sono riportati alcuni brani estratti da articoli pubblicati dall’Autore negli anni scorsi. Uno in particolare, apparso su Vanity Fair, traccia un quadro analitico piuttosto approfondito dell’episodio di Waco, che egli non esita a definire vera e propria strage di Stato, preordinata dall’FBI, ponendo in evidenza che vi era consapevolezza da parte delle autorità di quanto stava per accadere, come poi successivamente ammesso dall’allora Procuratore Generale, Janet Reno. L’episodio di Waco, avrebbe quindi spinto Timothy McVeigh a compiere l’attentato al Murray Building di Oklahoma City, che ha causato la morte di 168 persone. Secondo l’Autore, il Governo ha volutamente dato a questo attentato la chiave di lettura del gesto isolato di un folle sanguinario, per poi giustificare l’esecuzione di una condanna a morte. In realtà, anche un rapporto segreto curato da esperti del Pentagono ha stabilito, sulla base di rilevamenti tecnici, che l’attentato non avrebbe potuto essere compiuto da una singola persona. Tuttavia, le considerazioni espresse da Vidal, seppur in modo estremamente provocatorio, meritano una lettura attenta. Dietro questo gesto egli vede ben altre motivazioni: “la ribellione di un popolo in generale che non è rappresentato dal Governo come lo sono i grandi gruppi industriali, di cittadini ostaggi di uno Stato che governa in nome delle corporations e delle multinazionali, che attraverso i loro lobbisti tengono in pugno Presidenti e Congresso, la convinzione che il Governo sia il nemico e che ci si possa salvare soltanto nascondendosi nella natura o entrando in una comune incentrata su di una figura messianica (Waco), o compiendo azioni di vendetta (Oklahoma City)”.
Quasi un romanzo di fantapolitica, se non si trattasse della nostra storia contemporanea, eppure, un testo indubbiamente efficace dal punto di vista stilistico e verbale, che propone spunti per una riflessione appronfondita a chiunque abbia voglia di dare agli eventi una chiave di lettura a 360 gradi.
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